Bene l’accordo siglato oggi su Ilva. In questo modo si mette in sicurezza la filiera dell’acciaio in Italia e, con essa, un comparto che conta 20 mila lavoratori. Ringrazio i sindacati che si sono battuti, fino in fondo, per trovare un ragionevole punto di equilibrio in questa difficile trattativa. Mi fa piacere che il ministro Di Maio abbia cambiato idea, passando, con l’ormai consueta inquietante disinvoltura, dall’annullamento della gara all’accordo con Mittal.
Era evidente che non ci fosse alcun vizio sostanziale nella procedura seguita dal precedente governo, così com’era evidente che non esistesse alcuna alternativa alla strada dell’accordo. Un ringraziamento va anche all’ex ministro Calenda e ai precedenti governi, perché senza gli 800 milioni dell’amministrazione straordinaria oggi non saremmo qui. Se non ci fosse stato il tratto di strada intrapreso da Calenda oggi non si sarebbe potuto percorrere l’ultimo miglio. Serve ora capire meglio, invece, come quest’accordo si inserisca nel futuro dello stabilimento di Genova. Da  sempre è chiaro che i punti fondamentali sono il rispetto dell’accordo di programma, gli investimenti e la possibilità di sviluppo della banda stagnata. Per Taranto con i 4,2 miliardi di investimenti nello stabilimento jonico si apre una nuova e ambiziosa fase, che dovrà rilanciare la ecocompatibilità con le garanzie occupazionali.
Oggi, quindi, abbiamo avuto la conferma che la strada intrapresa dai governi di centrosinistra era l’unica percorribile per evitare danni ambientali, sociali ed economici incalcolabili.