Speravo che la proposta della III Variazione di bilancio regionale contenesse i correttivi delle mancate risposte che avevamo segnalato nella discussione, alla fine dello scorso anno, in sede di presentazione del bilancio previsionale 2018. In aula, in qualità di relatore, ho ricordato che siamo in presenza di alcune necessità urgenti e fondamentali per il sostegno ad attività culturali diffuse, ad una maggiore azione sul dissesto idrogeologico, sul turismo, sull’accelerazione dell’utilizzo dei Fondi Europei, soprattutto quello relativo all’agricoltura.

Nella Variazione abbiamo trovato prevalentemente poste trasferite dallo Stato con scopi vincolati: ciò comporta che non siamo in presenza di scelte politiche ma di minimi correttivi e sistemazioni contabili.

La spesa elevata sostenuta da Toti per la propria comunicazione gli consente di dare un costante messaggio di rassicurazione ai cittadini ma i dati sui livelli occupazionali, sull’ attività turistica regionale, sull’economia e il numero delle aziende in crisi e che chiudono richiederebbero maggiore attenzione e misure ben più forti di quelle che la Regione ha messo in campo. 

Il dato politico più eclatante è che questa variazione è stata completamente estranea al tragico crollo del Ponte Morandi. Mi immaginavo che le politiche regionali affrontassero alcune uestioni che sono all’attenzione di tutti e che sono nelle possibilità e nelle competenze regionali. 

Ora siamo nel pieno della discussione delle misure e delle quantità di risorse che concretamente lo Stato mette a disposizione dell’economia Ho accolto favorevolmente l’avvio del Fondo di Garanzia per le imprese gestito da Filse che consentirà di mettere in campo, a partire da 2,5 milioni di euro regionali, un monte finanziario superiore ai 15 milioni di euro. Ma poiché le aziende interessate sono molte e si fa riferimento a danni di elevato importo, fino a 400.000 euro, la variazione avrebbe potuto incrementare di almeno altri 2,5 milioni di euro il Fondo di Garanzia.

Inoltre con analogo approccio e in collaborazione con le associazioni già coinvolte in misure simili dedicate alle famiglie e alle persone, Regione Liguria avrebbe potuto con proprie risorse incrementare la misura del Prestito d’Onore per aiutare quelle famiglie che, non sfollate, hanno già perso il lavoro e devono affrontare già oggi i disagi, non solo economici, del disastro. Ma non è stato fatto. Appare inoltre evidente che il decreto Genova ha delegato la Regione sui temi della tutela della salute delle persone. Sarebbe stato possibile aprire da parte di Regione Liguria una misura in conto capitale – investimenti – per sostenere gli edifici pubblici, a partire dalle scuole, nel mettere filtri nei condizionatori e finestre adeguate a tutela delle persone contro il rumore e l’inquinamento dell’aria che dal quindici agosto sconvolgono interi quartieri cittadini: Sampierdarena, Sestri, Cornigliano, Borzoli. Sarebbe sufficiente andare a trovare le classi del primo piano del Bergese, l’Istituto Alberghiero di Sestri, per comprendere l’urgenza e la necessità di assicurare misure di tutela della salute.

In consiglio all’unanimità è stata approvata l’abolizione del ticket sanitario per gli sfollati; anche in aula sono arrivate proposte di incremento dei servizi dell’Ospedale Gallino, dell’assistenza domiciliare, della presenza del Gaslini che oltre al Micone di Sestri potrebbe offrire i propri servizi alle famiglie ai piccoli pazienti in Valpolcevera, proposte che sono state bocciate.  

Questa  Variazione poteva essere l’occasione per ridurre l’impatto negativo che la politica regionale mantiene sulla sopravvivenza della Croce Rossa e delle Pubbliche Assistenze Liguri. La loro straordinaria azione nell’emergenza in cui sono stati coinvolti più di 1300 volontari nei giorni successivi al disastro e per più di un mese, hanno dimostrato che queste benemerite associazioni devono essere sostenute per il bene e l’interesse collettivo. Oltre a fare loro i complimenti e a fare qualche selfie con i militi, la Giunta regionale avrebbe dovuto aggiornare le tariffe ferme al 2011.   

La variazione proposta dalla Giunta Regionale ha sancito definitivamente l’amara constatazione, da noi denunciata in più occasioni e anzi tempo, che il sistema Toti – Viale ha incrementato le fughe dal sistema sanitario regionale. Questo indicatore è negativo per più motivi. Da una parte indica che per curarsi le persone si allontanano da casa, evidentemente perché non trovano un servizio quanti – qualitativo adeguato. Dall’altra parte non sfugge a nessuno che il costo degli interventi fuori regione pesa il doppio sul bilancio regionale. Perché la quota pro capite del Fondo Sanitario Nazionale contiene le spese per tutti i Liguri e le nostre strutture sono dimensionate per accogliere tutti. Avere un saldo negativo implica che ulteriori risorse vengono prelevate dalle tasche dei cittadini liguri per incrementare servizi ed esperienze d altre regioni.

Dopo un anno le attese di politiche di sviluppo e di tutele non sono venute avanti. Aspettiamo il prossimo bilancio 2019 in cui spero siano introdotte le misure necessarie per dare forza all’economia ligure che purtroppo non ha agganciato la crescita del nord est Italiano.

Allego per chi avesse voglia e tempo, la mia relazione integrale che contiene tutti i passaggi sintetizzati in questo commento.