Toti entra a gamba tesa nella discussione sulla fusione Amiu-Iren. C’è da chiedersi per quale motivo. Certamente non perché sia contrario all’ ingresso di soci di capitale dal momento che vuole privatizzare Datasiel, vuole privatizzare la Sanità e vuole privatizzare i parchi, quindi sappiamo con certezza che la sua non è una pregiudiziale a favore del pubblico. Certamente non sarà, almeno ce lo auguriamo, per fare un dispetto al centrosinistra, perché la politica politicante dovrebbe fermarsi di fronte al rischio concreto del collasso dell’azienda, all’impossibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti e ai conseguenti effetti sui livelli occupazionali. Pertanto abbiamo provato a immaginare il vero motivo di questa sua decisione che invade, peraltro, la sfera di competenza di un’altra importante istituzione ligure. Qualcosa ci spinge a pensare che Iren (società partecipata dal Comune per il 18%) non gli vada bene, magari perché il suo cuore batte forte per altre multiutility, forse ancora una volta lungo l’asse Genova-Milano. E’ bene che i lavoratori e i cittadini sappiano che l’uscita di Toti non ha nulla a che fare con la difesa dell’interesse pubblico. Un presidente di Regione che fa lo sgambetto al sindaco del Comune capoluogo per meri fini politico-elettorali, mettendo a rischio l’azienda e i lavoratori, dimostra di non essere adeguato a ricoprire il proprio ruolo.

I consiglieri regionali del Pd Raffaella Paita, Giovanni Lunardon e Pippo Rossetti.