Dal primo dicembre 2017 è entrato in vigore il Reddito di inclusione (Rei) approvato dal Governo il 29 agosto scorso. Si tratta di uno strumento di contrasto alla povertà che sostituisce il Sostegno all’inclusione attiva (Sia) e l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione. Il Governo lo aveva promesso e lo ha fatto: una misura di contrasto alla povertà non assistenzialistica ma di inclusione speciale. Il Rei consiste in un assegno mensile che può variare da 190 ai 485 euro (a secondo della composizione del nucleo familiare) per una durata massima di 18 mesi, mentre dovranno passare almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poter fare una nuova richiesta. I beneficiari sono le famiglie con Isee inferiore a 6 mila euro e con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultracinquantenni. Per accedere a questo contributo è necessaria l’adesione a un progetto personalizzato per il superamento della condizione di povertà.
Dal primo dicembre 2017 tutte le persone con i requisiti previsti possono fare domanda nei punti segnalati dai Comuni.
A livello nazionale sono stati investiti ben 1,7 miliardi per il 2018 e 2,2 miliardi per il 2019 e la novità è che si tratta di una misura strutturale di cui una quota del fondo, 277 milioni nel 2018, sarà destinata a rafforzare la rete dei servizi sociali, per consentire alle persone a cui è rivolto il Rei di accedere a quest’opportunità.
E la Regione Liguria cosa sta facendo? Per ora non pervenuta.
La Giunta ligure dovrebbe approvare un atto di programmazione per adottare il Rei e far funzionare la rete dei servizi: un anello fondamentale per l’effettivo successo di questo strumento.
Ho sempre creduto che le persone in difficoltà vanno accompagnate attraverso processi di ri-abilitazione perché sempre possibile è il cambiamento. Questa misura avvia un nuovo modello di welfare e per questo continuerò ad impegnarmi affinchè la misura trovi il suo compimento insieme alle associazione che hanno dato vita all’alleanza di contrasto alla povertà.